Questo è il secondo articolo della saga sui pensieri ossessivi. Riprenderemo alcuni dei temi visti nel precedente articolo sui pensieri negativi ossessivi ed approfondiremo alcuni importanti concetti da capire per guarire dai Disturbo Ossessivo Compulsivo. Cercheremo in particolare di capire la fondamentale differenza che c’è tra il pensiero volontario e quello automatico, e come questo sia poi causa dei pensieri intrusivi ossessivi
Pensieri volontari e pensieri automatici.
Abbiamo visto i 2 principali scopi per i quali viene prodotto il pensiero.
- Scaricare la tensione in eccesso che si accumula nei circuiti di memoria del nostro cervello in presenza di forti emozioni, soprattutto se causate da eventi pericolosi.
- Trovare soluzioni al problema per mezzo di simulazioni mentali volte alla risoluzioni di ipotetici scenari catastrofici suggeriti dal pensiero, così da essere preparati ad agire nella realtà con l’azione più opportuna.
Il secondo punto merita un approfondimento. Perché di fatto può essere approfondito in ulteriori passaggi:
- L’obiettivo è di trovare soluzioni ad un problema per mezzo di soluzioni mentali immaginate
- Le soluzioni mentali servono ad individuare la migliore azione da compiere nella realtà per risolvere il problema
- Per trovare la migliore soluzione possibile, il cervello inventa una serie di scenari catastrofici “immaginari” basati sul problema reale
- Tutto questo meccanismo è alimentato dall’ansia. Più ansia c’è e più i pensieri intrusivi saranno ricorrenti.
Tra questi 4 punti vi è un intruso, una differenza fondamentale, soprattutto ai nostri scopi. 3 di essi sono automatici e solo uno è volontario. Per la precisione il punto A. L’atto di immaginare azioni volte alla soluzione di un problema è infatti un processo basato su una decisione volontaria, per mezzo della quale scegliamo di applicare la nostra attenzione ed usare la nostra energia nel tentativo di salvare la pelle (ed inconsciamente di abbassare la tensione).
Tutti gli altri sono invece processi fisiologici automatici, non decisi da noi e non controllabili con la volontà.
Capisci l’importanza di questa affermazione? Il punto C in particolare è il più “subdolo”. Infatti gli scenari catastrofici vengono prodotti dal cervello che li sottopone alla coscienza, obbligando colui che pensa a trovare una soluzione, fregandosene altamente se il pensatore in quel momento soffre come un cane. Di nuovo, tutto questo è un dono della Natura volto alla nostra sopravvivenza.
La Natura, con i suoi miliardi di anni, non sbaglia. E’ troppo saggia per farlo. Siamo noi essere umani che, essendoci evoluti con la tecnologia, abbiamo perso cognizione di questi meccanismi istintivi. Comunque, con grande pace di tutti coloro che sono convinti di pensare con la propria testa, è bene capire una cosa di importanza capitale:
Il pensiero si produce automaticamente, indipendentemente dalla tua volontà e senza che tu possa controllarlo.
Tu non vorresti pensare a cose che ti fanno soffrire. Vorresti bloccare i pensieri negativi. Non vorresti essere tormentato da pensieri dolorosi, ansiogeni, disgustosi. Eppure continui a pensarlo anche senza volerlo. Quante volte avremmo voluto dormire e siamo stati invece tenuti svegli da pensieri sgradevoli? Quante volte non vorremmo pensare a ciò che abbiamo perduto, ai nostri insuccessi ed errori, alle nostre paure… e quante volte vorremmo non pensare al nostro futuro, alle prove che ci attendono, ai pericoli in agguato, e non siamo capaci di sottrarci a questi pensieri?
Non siamo capaci di fare a meno di avere pensieri che ci fanno soffrire. Contro la nostra volontà!

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Questo accade, come detto sopra, perché i pensieri si producono automaticamente ed il nostro grado di controllo su questo processo è davvero minimo. In effetti gli unici pensieri che siamo in grado di controllare sono quelli volontari. E quali sono? Quelli di cui siamo coscienti. Oppure quelli che decidiamo di applicare per risolvere un problema. Ovvero la stragrande minoranza.
APPROFONDIMENTO: I pensieri intrusivi nel Disturbo Ossessivo Compulsivo
Nel doc i pensieri intrusivi involontari rappresentano la stragrande maggioranza dell’attività mentale di una persona. Ore ed ore di ossessioni dolorose, ansiogene e demoralizzanti. I pensieri ossessivi durante queste giornate spuntano come funghi. Ci si ritrova a pensare ad essi anche quando l’oggetto della nostra attenzione non c’entra assolutamente nulla con il tema ossessivo. Ciò avviene perché la generazione del pensiero avviene per mezzo delle associazioni di idee. Vedremo questo importante meccanismo in un articolo futuro. La cosa davvero importante da capire per adesso è che i pensieri intrusivi sono tali proprio perché indesiderati e senza senso. Vale la pena di fare degli esempi:
Tipo di Doc
Tipici esempi di pensieri intrusivi
Un uomo vede una bella donna e pensa istintivamente: caspita che meraviglia! E che gambe…
Pensiero intrusivo: lo dici perché vorresti essere come lei…
Una donna dalla parrucchiera durante il lavaggio: che piacere questo massaggio, è così rilassante…
Pensiero intrusivo: e se lo trovassi piacevole solo perché te lo sta facendo una donna…
Doc da relazione
Rientri a casa dal lavoro e pensi: ah che bello, finalmente a casa…
Pensiero intrusivo: e se adesso appena vedo il mio partner non lo trovo abbastanza attraente?
Doc aggressivo
Ti alzi dal divano per prendere un bicchiere d’acqua.
Pensiero intrusivo: cosa succederebbe se lo tirassi contro mio figlio?
Doc ipocondriaco
Hai appena prenotato una meritata vacanza per la prossima estate
Pensiero intrusivo: ma che senso ha? Tanto morirò prima…
Doc da controllo
Stai guidando verso il lavoro quando senti un clacson ed un uomo che urla.
Pensiero intrusivo: Santo cielo! Avrò mica investito qualcuno? Come faccio a controllare senza che nessuno mi vede?
Doc da contaminazione
Ti siedi al ristorante e vedi il bicchiere troppo pulito
Pensiero intrusivo: Lo avranno lavato a mano? Con l’acqua fredda?? I germi muoiono solo sopra ad una certa temperatura !
Il mondo della realtà ed il mondo della mente
Quando i nostri sensi recepiscono un oggetto A del mondo della realtà, il cervello cerca istantaneamente nella memoria traccia di quell’oggetto per vedere se lo conosce. E può succedere che:
1) NON LO CONOSCE: nasce in questo caso la curiosità, per mezzo della quale cerchiamo di catalogare ed attribuire un significato all’oggetto.
2) LO CONOSCE: in questo caso attribuisce all’oggetto A reale un significato B sulla base dell’oggetto C registrato in memoria.
In questo secondo caso (quello più frequente nella popolazione adulta) è B e non A a determinare il nostro comportamento. Peccato che A e B siano oggetti completamente diversi. Infatti A appartiene al mondo reale. B a quello della mente. Riprendiamo l’esempio preistorico introdotto nel precedente articolo sui pensieri negativi e nel ebook gratuito "I Pilastri del Doc".
Alcuni mesi dopo la costruzione della palizzata, mentre Paleo passeggia per i campi, si trova davanti ad un cane che scodinzola. Non ha mai visto un animale di questo tipo, ma la prima cosa che gli viene in mente è quella volta che il villaggio è stato attaccato dai lupi. Immediatamente sente l’istinto di mettersi in posizione di difesa e prepararsi al combattimento o alla fuga, nonostante l’animale non abbia assolutamente aspetto minaccioso.
E’ chiaro l’esempio? Il nostro amico preistorico non ha mai visto un cane (oggetto A reale). Tuttavia nel suo inconscio (memoria) vi è qualcosa che può assomigliare al cane, per dimensioni e forma: un lupo (oggetto C in memoria): All’oggetto C è associata una forte carica emotiva, pensieri negativi e ricordi di combattimento. Tutti questi ricordi emergono istantaneamente, più velocemente di qualsiasi ragionamento razionale. Il risultato è che Paleo attribuisce al cane il significato B di “essere a 4 zampe che assomiglia a quello molto pericoloso che ho affrontato la volta scorsa”. Non importa se il cane stà scodinzolando allegramente. Paleo, sulla base della sua esperienza passata, lo percepisce come un pericolo mortale.
Pertanto si crea questo paradosso: nel mondo della realtà non vi è alcun pericolo oggettivo (dato che l’animale non è minaccioso) mentre nel mondo della mente del nostro amico, vi è la paura folle di un gravissimo pericolo.
Cosa c’entra tutto questo con il Disturbo Ossessivo Compulsivo? Beh, direi che ne è il nucleo. Infatti i pericoli del Doc non sono mai oggettivi, non esistono mai nella realtà. Esistono sempre e solo nel mondo della mente. Lo dimostra il fatto che esistono tanti tipi di Doc tutti diversi. E soprattutto che, prima che tu cominciassi a soffrirne, i pensieri intrusivi non avevano questo aspetto così pericoloso ed intollerabile. Infatti quasi tutte le idee che ci passano per la testa durante il giorno (circa 60000) sono involontarie. Però se non gli diamo importanza, i pensieri intrusivi passano.
Se invece cominciamo ad odiarli, temerli, averne paura, poniamo le basi affinché i pensieri intrusivi diventino ossessivi.
ESERCIZIO: Pericoli reali ed immaginari
1) Scrivi una lista di tutti i possibili pericoli, problemi, paure, dubbi, che il Doc ti sottopone più frequentemente.
2) Adesso siediti comodamente sul divano di casa tua. Per ognuno dei risultati trovati al punto 1 chiediti: questo pericolo è reale in questo momento, mentre sono seduto qui sul divano di casa mia? Quante probabilità hanno questi pericoli di essere concreti nella realtà?
3) Adesso fai uno sforzo e concentrati. Torna alla tua vita prima che iniziasse il Doc e scrivi di getto, per ognuno dei punti precedenti: quanto erano reali questi pericoli prima che iniziasse il Doc?
Ricapitolando
Ci stiamo avvicinando per piccoli passi al nucleo del problema. Per il momento abbiamo visto che:
- La stragrande maggioranza dei nostri pensieri è prodotta automaticamente, in base a meccanismi naturali volti a preservare la sopravvivenza
- Il pensiero si produce automaticamente, indipendentemente dalla tua volontà e senza che tu possa controllarlo.
- Vorresti non avere pensieri intrusivi ansiogeni, disturbanti ed indesiderati, ma il nostro grado di controllo su di essi è minimo
- Gli unici pensieri che possiamo controllare sono quelli volontari. quelli che decidiamo di applicare per risolvere un problema. Ovvero la stragrande minoranza.
- La nostra interpretazione del mondo non è basata su dati reali ma sui dati che risiedono nella nostra memoria
- La stragrande maggioranza dei pericoli che vediamo, soprattutto quelli suggerti dal Doc, non sono reali ma puramente immaginari.
Nel prossimo articolo approfondiremo il discorso dei problemi reale ed immaginari, da lì giungeremo poi ai pensieri ossessivi che sono il pilastro fondamentale da distruggere per far crollare il Doc come un castello di carte. Come sempre, ti invito a scrivere qui sotto i tuoi commenti.