Questo è il secondo di una serie di tre articoli sul tema dell'accettazione. Per leggere gli altri puoi cliccare sui link qui sotto:
1. Accettare i pensieri intrusivi
3. Accetare le emozioni nel Doc
Nello scorso articolo sui pensieri intrusivi abbiamo introdotto il concetto dell’accettazione come cura dei pensieri ossessivi e come passo chiave per la risoluzione del Disturbo Ossessivo Compulsivo. Questo sulla base dell’idea che i pensieri intrusivi diventano ossessivi a causa del nostro desiderio impellente di liberarcene.
L’ avversione nei confronti del contenuto del pensiero ossessivo, che a causa della distorsione provocata dall’ansia prendiamo per vero (quando invece vero non è), provoca una lotta senza fine, combattuta a livello razionale, che di fatto alimenta proprio quei pensieri che vorremmo scacciare, fino a provocare il cortocircuito del Doc.
Per smontare questo meccanismo e fermare i pensieri ossessivi diventa allora necessario assumere un approccio paradossale e contro-intuitivo, per chi soffre di Doc: quello di far scorrere i pensieri liberamente, come facciamo con le altre decine di migliaia di pensieri che affollano la nostra testa tutto il giorno, senza che nemmeno ce ne accorgiamo.
Prima di fare questo è però necessario comprendere e padroneggiare questi concetti:
- i pensieri intrusivi, anche se sembrano dannatamente veri (quando l’ansia è alta o siamo confusi e stanchi) in realtà sono assolutamente falsi (o come mi hanno fatto giustamente notare, per alcuni tipi di Doc sono talmente improbabili da risultare impossibili, mentre per altri sono proprio falsi)
- continuando ad usare le soluzioni usate fin qui (ragionare, discutere, testare il contenuto dei pensieri oppure cercare di cacciarli via) non si ottiene il risultato sperato (altrimenti non staresti leggendo questo blog.)
Se il primo punto non ti è chiaro, non proseguire nella lettura, perchè potresti fraintendere il significato della parola "accettazione". Come ho spiegato nell'articolo precedente infatti, è la presenza dei pensieri, l'oggetto della nostra accettazione, non il contenuto.
Se questo è chiaro, possiamo cominciare!
Coltivare un atteggiamento di accettazione non è affatto facile. E un po’ come dire “smettila di pensare” ad uno che fa del pensiero costante tutto il suo mondo. Grazie tante, lo sò che devo smettere di pensare, ma come si fa?
Cerchiamo allora di capire che cosa si intende davvero per accettazione e perché questo concetto può non solo essere la cura per ansia e pensieri ossessivi ma anche cambiare tutta la nostra vita donandoci grande stabilità interiore ed una serenità costante.
L’accettazione in Natura: esempi realmente accaduti!
L’accettazione è uno dei più comuni fenomeni esistenti in Natura.
Hai mai avuto un animale domestico? Io ho due splendidi gatti. Mi colpisce tutte le volte il loro dignitoso comportamento nel momento in cui stanno male a causa di qualche indisposizione: semplicemente e quietamente, non fanno nulla!
Non rompono le scatole al prossimo (cioè a me), non si disperano, non chiedono rassicurazioni, non vogliono medicine, non corrono da una parte all’altra freneticamente ed in preda al panico. Invece, semplicemente, si mettono quieti in silenzio ed aspettano, finché il dolore non passa per conto suo e la Natura fa il suo corso. Accettano il loro dolore senza nemmeno sapere di farlo. E così facendo vivono momento per momento.
Altro esempio: ti sei mai rotto un osso? Io si, un piede. E’ una grande rottura di scatole, obiettivamente. Ma c’è una cosa importante che ho imparato quando è accaduto. Non ci puoi fare niente. Puoi lamentarti, imprecare, disperarti quanto vuoi, ma tutto ciò non serve a restituirti la funzionalità del piede . Una volta che è rotto te lo tieni rotto ed è una cosa che prima impari ad accettare e meglio è.
Certo lo devi steccare e sistemare eventuali problemi seri (fratture scomposte ecc…). Ma questo non “aggiusterà” l’osso. Semplicemente faciliterà qualcosa che il corpo umano fa senza bisogno che né tu né il medico ve ne preoccupiate: guarigione naturale.
Cosa succede se invece cominci a fare di testa tua, a togliere il gesso perché “prude” e a muovere il piede perché “ho sentito che è meglio non lasciarlo fermo”? Che il tuo intervento, nato da una non accettazione della realtà presente, di fatto ostacola la guarigione naturale. Oltre che a crearti nuova ansia e frustrazione
Perché di fatto è proprio l’avversione verso qualcosa che c’è e secondo i nostri piani non ci dovrebbe essere a creare il turbamento che poi ci tiene in scacco. Mentre invece prendere atto della realtà ed accettarla così com’è, pur con tutti i suoi fastidi e le sue sofferenze, fa si che paradossalmente quelle sofferenze e quei fastidi inizino a smettere di essere tali.
La non accettazione è sofferenza
Con questo non stò dicendo naturalmente che se abbiamo mal di testa dobbiamo stare zitti e fermi senza prendere medicine. Sarebbe assurdo. Ma è assurdo anche continuare a lamentarsi, sperare ossessivamente che passi, andare 10 volte dal medico, pensare che sia una malattia incurabile ecc… ec…
Cosa possiamo fare invece se abbiamo mal di testa?
- Prendere atto che c’è un dolore ed un fastidio ed accettarlo. Si lo sò che era meglio se non c’era… ma adesso c’è e questa è la realtà dei fatti.
- Prendere il rimedio che usiamo di solito in questi casi e sederci sul divano.
- Aspettare.
- Fine della storia.
Ogni altro psicodramma è un processo mentale di non accettazione. Qualche esempio?
- Oddio quanto fa male questo mal di testa, è terribile!
- Speriamo che passi entro mezz’ora che più tardi devo uscire a tutti i costi
- Non è possibile che mi venga così spesso… devo fare qualcosa…
- Uff non è ancora passato quanto ci mette?
- Ma perché tutte a me?????
- Uffa non ne posso più… non lo sopporto piùùù… bastaaaaaaaaaaaaa!!11!!1!
Tutto questo dialogo mentale (che capita sistematicamente) è un qualcosa che avviene nel mondo della mente (perché nel mondo della realtà tu sei seduto sul divano in silenzio e aspetti) e di fatto aggrava la situazione. Infatti al dolore fisico del mal di testa si aggiunge il dolore mentale del rimugino, dell’insopportazione, dell’ansia e della frustrazione.
La storia dell’uomo colpito da due frecce
Il Buddha (un giorno parleremo di questo genio assoluto che ha cambiato il corso dell’umanità) ha tenuto uno splendido discorso che ci può aiutare a capire meglio la situazione. A chi gli chiese:
“Qual è la differenza tra il saggio e lo sciocco davanti alla sofferenza? “
Lui rispose con questo esempio:
“Un uomo colpito da sofferenza è come chi viene trafitto da una freccia.
Lo sciocco allora si preoccupa, si agita, piange, grida, si batte sul petto, perde il senso della realtà. Gravato dalla sofferenza, reagisce con avversione. Così egli fa esperienza di due dolori: quello fisico e quello mentale. E’ come se fosse colpito da due frecce invece che da una.
Il saggio, quando prova una sensazione spiacevole, non si preoccupa, non si agita, non piange, non urla, non si batte il petto, non perde il senso della realtà. Non reagisce con avversione ma accetta il dolore e lo vive senza fuggirlo, con un atteggiamento di distacco. Così facendo, è come se fosse colpito da una sola freccia invece che da due.”
Questa storia, che trovo stupenda e che applico ormai da anni in ogni aspetto della mia vita, con grandissimo beneficio, è una metafora perfetta di come l’accettazione possa contribuire fortemente a ridurre fortemente la sofferenza provocata dall’ansia e dai pensieri ossessivi.
Differenza tra accettazione e passività
A questo punto potrebbe venire il dubbio: "Ma se io accetto una situazione così com’è, senza interferire, come mi tiro fuori dalla melma? Come faccio a guarire e ad evolvere?"
E’ una domanda più che lecita. L’equivoco nasce dal fatto che siamo abituati a pensare all’accettazione come un sinonimo di passività ed inazione. In realtà è proprio il contrario.
L’accettazione è una forma consapevole e attiva di non “reazione” atta a non soffermarsi più del dovuto su una situazione sfavorevole, prendere coscienza del problema ed iniziare ad agire consapevolmente per risolverlo.
Rileggi questa frase e stampala a fuoco nella mente perchè è fondamentale. Io aspetto!
Riletta? Ok proseguiamo.
Spesso infatti è proprio l’accettazione della situazione a permetterci di AGIRE (e non reagire) nel modo migliore. Se ti si allaga il pavimento del bagno ti fermi a riflettere per ore su quanto l’Universo ti è avverso oppure prendi il telefono e chiami chi di dovere per sistemare la situazione?
L’accettazione della realtà e del momento presente è anche la base di tutte le arti marziali. Dove non c’è il tempo per pensare a quanto fa male l’ultimo pugno e bisogna essere radicati nel momento presente, per evitare il colpo successivo.
Che rapporto c’è tra l’accettazione di una situazione spiacevole (come per esempio quella di avere il Doc) e l’agire che porta poi ad una nostra evoluzione? Molto semplicemente, prima accetti la situazione spiacevole, prima ti puoi concentrare sulla sua risoluzione e quindi agire.
prima accetti la situazione spiacevole, prima ti puoi concentrare sulla sua risoluzione e quindi agire.
Tradotto nel nostro settore: prima accetti di avere il Doc, prima smetti di concentrarti sul contenuto e inizi a ragionare sui meccanismi.
L’accettazione come cura dei pensieri ossessivi
Quando i pensieri ossessivi si fanno sentire e l’ansia ci colpisce con il suo pugno di ferro, abbiamo due possibilità:
1) Andare nel panico, disperarci, lamentarci, chiedere perché proprio a noi… così facendo è come se fossimo colpiti da due frecce. Quella del dolore causato dal pensiero ossessivo e quella di tutto il carico che creiamo noi in seguito.
2) Accettare l’ansia ed il pensiero ossessivo e non reagire, né giudicarlo, né dargli alcun tipo di etichetta. Non coltivare l’avversione al pensiero ma accettare la sua presenza e radicarci nel momento presente, (per esempio portando gentilmente e dolcemente l'attenzione sul respiro oppure concentrandola sull’attività fisica che stiamo facendo), fino a quando l’impulso iniziale provocato dalla prima freccia (il pensiero ossessivo) piano piano si esaurisce.
Se in risposta ai pensieri ossessivi seguiamo il primo modo, cominciando a ragionarlo, a bloccarlo, a discuterlo, a compulsare, a scacciarlo, a giudicarci per aver avuto quel pensiero, o a fare ogni altra cosa fatta finora per cercare di invalidare quel pensiero, stiamo uscendo dal mondo della realtà per entrare in un lungo e doloroso processo mentale di rimugino e dialogo interno che può durare diverse ore, fornendo ulteriore carburante alla nostra situazione negativa, alimentando l’ansia, la depressione ed i sensi di colpa, lasciandoci infine stremati, disperati e senza aver risolto niente.
Siamo così colpiti non da una sola freccia, ma da due, tre, quattro, dieci! La freccia della sofferenza e quella delle innumerevoli reazioni ad essa.
Se invece seguiamo il secondo metodo, evitiamo di reagire e coltiviamo un atteggiamento di non belligeranza nei confronti di quello che accade, riusciamo ad eliminare la freccia dell'ostilità grazie alla nostra stabilità mentale, alla non reattività, al non attaccamento.
ESERCIZIO:
Tutte le volte che stai rimuginando disperandoti per essere la persona più perseguitata al mondo, ricorda la storiella delle due frecce: hai un’altra possibilità per vedere le cose, accettando il momento presente così com’è e radicandoti in esso, per esempio con l’esercizio della concentrazione sul respiro oppure concentrandoti sulla realtà (dove sono fisicamente? Cosa stò facendo? Cosa dovevo fare prima che arrivasse il pensiero intrusivo e mi distraesse?)
Come eliminare i pensieri ossessivi
“Lucio, ma io non posso farci niente, la mia mente fa tutto da sola…”.
E’ vero, ma fino ad un certo punto.
I pensieri negativi ricorrenti continueranno ad arrivare ancora per un bel pezzo (altrimenti non sarebbero ossessivi) ma quelli sono pensieri automatici involontari . Mentre l’altro ingrediente della ricetta è il tuo pensiero volontario, che usi per spegnere/distruggere il pensiero automatico. E’ questo che dà origine alla lotta mentale che è la fonte della persistenza e della sofferenza del Doc.
Se due elefanti lottano, chi soffre è l’erba (cioè il campo da gioco, cioè tu)
Che cosa fare allora per mettere fine a questo processo e fermare i pensieri ossessivi? Accettare che ci siano e lasciarli scorrere, senza seguire le mille evoluzioni del pensiero. Ed accettare anche il fatto che continueranno ad esserci per un bel po’.
Ovvero fino a quando il tuo cervello capirà finalmente che per te quei pensieri non sono un problema (glielo devi insegnare tu, con pazienza e determinazione), che ti lasciano indifferente e che non hanno nessuna importanza. Allora comincerà finalmente a smettere di sottoporli (gradualmente) alla tua attenzione. I pensieri ossessivi passano, se li lasci passare…
Ecco come si eliminano i pensieri intrusivi negativi
Conclusione
Abbiamo fatto un altro passo dentro al concetto dell'accettazione. Nel prossimo articolo vedremo come questo concetto possa essere applicato all'ansia ed alle altre emozioni che caratterizzano ogni fase del Doc.
Nel frattempo se hai delle domande o vuoi dire la tua, puoi farlo nei commenti qui sotto!